Con la sua facciata chiude lo spazio dell’omonima piazza. Restaurata dopo il terremoto del 1980, ospita rilevanti opere d’arte fra le quali spiccano le due grandi tele del Cestaro. Altre statue, in marmo e in cartapesta, sono presenti negli altari laterali.
Edificata su una preesistente cappella nel XV secolo, in forza di un rogito del 26 luglio 1438 con cui il feudatario di Angri Giovanni Zurolo ne dispose le costruzione con un annesso convento, venne curata dai Padri Domenicani che la governarono fino alla sua soppressione, avvenuta il 7 agosto 1809 ad opera di Gioacchino Murat. Incamerata dal regio demanio e rimasta chiusa per alcuni decenni, venne riaperta al culto nel 1838 e nello stesso anno Scipione Mauri ottenne dalla Curia di Nocera il consenso di realizzare al suo interno una propria cappella funeraria. Nell’ambiente interrato, in cui sono presenti ancora i poveri resti di alcuni familiari del Mauri, si accede da una botola presente al centro della navata.