Angri città d'arte

Chiesa di San Giovanni Battista

Fondata nel 1302 per voto del conte di Nola Romano Orsini, che affida la sovrintendenza della costruzione al suo capitano angrese Vincenzo Caiazza, viene eretta al rango di Collegiata nel 1475 e rimarrà in vita come tale fino al 1984, anno in cui viene siglato il nuovo Concordato tra lo Stato Italiano e la Santa Sede.

In poco più di cinque secoli si sono succeduti sul suo soglio 25 Abati, coadiuvati dai Canonici curati, assistenti e cantori. Oggidì è retta da un parroco.

La chiesa ospita un altare privilegiato in perpetuo in cui è conservata la statua lignea del Patrono San Giovanni Battista.

Il tempio ha subito nel corso dei secoli almeno tre grandi interventi di ristrutturazione. La facciata a bugne, che ricorda il Gesù nuovo di Napoli, è arricchita da un rosone con bracci dispari, esempio rarissimo fra questo tipo di decori, e da pregevoli portali in marmo di Carrara. Nella lunetta centrale

erano originariamente presenti tre statue raffiguranti la Madonna con Bambino, il Battista e San Giovanni Evangelista, secondo il medesimo impianto grafico della pala centrale del polittico che sovrasta l’altare maggiore, opera del primo decennio del Cinquecento attribuita a Simone da Firenze.

Le statue sono andate parzialmente distrutte durante le operazioni belliche del settembre 1943 e quelle superstiti sono state restaurate dall’Associazione PanacèA nel 2016.

L’interno della chiesa, in stile barocco, è a tre navate e conserva opere del Settecento Napoletano; il pregevole cassettonato ospita tre grandi tele raffiguranti la nascita, il martirio e la presentazione della testa del  Battista ad Erode. È presente una quarta tela di grandi dimensioni raffigurante la visitazione della Vergine a Santa Elisabetta. Il primo altare entrando a destra ospita un dipinto di Sant’Alfonso Maria Fusco, già Canonico della Collegiata, e un busto argenteo settecentesco del Patrono.

In corrispondenza di ogni altare vi sono le cripte originariamente destinate alla sepoltura dei defunti

delle famiglie che avevano il privilegio del proprio altare, mentre sotto il maggiore venivano tumulati gli Abati.